Limite 30 all’ora, il Codacons scrive al comune: “Ordinanza da revocare. Serve un piano traffico”

Il Codacons scrive al sindaco e al capo dei vigili urbani per chiedere la revoca dell’ordinanza che impone il limite di 30 all’ora in tutto il centro abitato. Con una Pec indirizzata al primo cittadino Angelina Storino e al capitano Patrich Sorge, l’associazione che difende utenti e consumatori invoca un passo indietro in merito ad una decisione che continua a suscitare polemiche e discussioni. Un provvedimento, quello della “zona30”, deliberato dalla giunta più di un mese fa (LEGGI ARTICOLO), anche in considerazione del diffuso dissesto del manto stradale, e applicato nei giorni scorsi con un’ordinanza del comandante della polizia municipale.

“A seguito di alcune segnalazioni pervenute, abbiamo chiesto la revoca dell’ordinanza in questione e la adozione di un piano traffico in modo da individuare le strade in cui vi è la reale necessità di istituire di un limite inferiore rispetto a quello previsto dalla legge”, spiega l’avvocato Massimo Lorenzo, responsabile cittadino del Codacons. Che poi precisa: “Siamo stati interpellati dagli stessi cittadini e interveniamo quale associazione a tutela dei consumatori, senza voler minimamente prendere alcuna posizione politica”.

Al sindaco e al comandante “chiediamo quindi di rivedere, prima della installazione della relativa segnaletica, le zone della città in cui potrebbe essere applicato - afferma il legale - l'abbassamento del limite di velocità, senza generalizzare su tutto il territorio comunale”.

“Si ritiene, infatti, che le doglianze dei cittadini siano legittime poichè l'applicazione di un limite così basso, pari a 30Km/h, su tutto il territorio potrebbe in qualche modo pregiudicare e aggravare la circolazione e il traffico veicolare. In tal senso sarebbe invece necessario intensificare i controlli, sia in centro che in periferia del Paese, sulla corretta applicazione del limite oggi previsto di 50 km/h”, sostiene il responsabile del Codacons.

Lorenzo rammenta poi all’amministrazione la necessità di “maggiore partecipazione e collaborazione attiva tra le parti sociali, comprese le associazioni dei consumatori che tutelano i diritti dei cittadini”, prima di assumere determinate decisioni.

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