Scampato all’agguato, Palma chiede protezione allo Stato: “Sono vivo per miracolo”

“Sono vivo per miracolo. Chiederò al prefetto un programma di protezione”. A parlare è Luigi Giuseppe Palma, l’imprenditore di Monteroni, di 46 anni, che mercoledì scorso è scampato ad un agguato a colpi di pistola.

Due sicari a bordo di un’auto (LEGGI ARTICOLO) lo hanno raggiunto mentre stava percorrendo via Pisello, nel territorio di Lequile, una stradina secondaria che sorge in una zona di periferia ai confini con Monteroni e San Pietro in Lama.

Grazie alle rivelazioni dell’imprenditore monteronese, titolare della ditta “Palma Asfalti”, la Guardia di Finanza e la Procura di Brindisi hanno acceso un faro sul sistema di tangenti negli appalti della centrale Enel di Cerano. Un’inchiesta che, nel maggio scorso, ha portato all’arresto di cinque dipendenti e funzionari della società elettrica accusati di corruzione.

Palma era alla guida quando è stato affiancato: contro la sua vettura hanno esploso cinque pistolettate. Un attentato compiuto proprio all’altezza dell’ingresso del centro diagnostico “Calabrese”.  

“Mi volevano ammazzare. Ho temuto di morire - racconta Palma, in un’intervista rilasciata al Nuovo Quotidiano di Puglia - quando ho capito di essere caduto in un agguato. E di non avere scampo quando si sono messi a sparare. Non è la prima volta che sono vittima di ritorsioni. Ad agosto, sono stato fermato da un uomo, all’altezza dello svincolo per Monteroni della tangenziale ovest, che senza scendere dalla macchina mi disse: “Tu, al processo, vivo non ci arrivi”. Aveva un accento brindisino, come anche i due uomini che erano nell’auto da dove sono partiti i colpi di pistola: me la vogliono far pagare. Oppure vogliono costringermi a ritrattare tutto. La stessa inchiesta ha evidenziato che attorno ai quei lavori orbitavano anche personaggi della criminalità brindisina”.

Momenti terribili che si riannodano in un racconto da brividi: Stavo andando a Lequile a trovare mia moglie e mai avrei potuto immaginare di subire un agguato. In pieno giorno, peraltro. Mentre sparavano – ricorda il 46enne - mi sono steso sui sedili, poi ho atteso che il rumore del motore si allontanasse. Sono uscito solo quando ho avuto la certezza che non fossero più nei paraggi. E mi sono nascosto nell’uliveto del centro radiologico” in attesa dell’arrivo dei carabinieri.

Poi, la richiesta di aiuto indirizzata alle istituzioni. “Sono vivo per miracolo. Tramite i mieli legali - annuncia l’imprenditore di Monteroni - mi rivolgerò alla Prefettura per chiedere un programma di protezione”.

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