Il sindacato dei Pediatri ribatte all’Asl: “Gravi disagi, negati i diritti dei bambini”

Non si placa il dibattito attorno al “caso Monteroni” (LEGGI ARTICOLO) esploso a seguito del pensionamento della pediatra Maria Grazia De Giorgio, che dallo scorso fine settembre ha lasciato la professione (e i suoi 800 piccoli pazienti) per il raggiungimento dei limiti di età.

Ed è andata in pensione dopo aver informato per tempo, ad aprile (cinque mesi prima), gli uffici preposti. Nei giorni scorsi, sulla questione è intervenuto il direttore generale dell’Asl, Silvana Melli, che ha parlato (LEGGI ARTICOLO) di un “piccolo disguido”, smentendo qualsiasi “emergenza” e annunciando peraltro che l’azienda sanitaria ha autorizzato “la deroga temporanea del massimale ai pediatri del distretto” per coprire il vuoto, in attesa che venga incaricato il nuovo specialista. Una rassicurazione che non è andata giù al Sindacato dei pediatri di famiglia, che ha assunto una dura posizione nei confronti dell’Asl. E lo ha fatto tramite una nota, a firma del dottor Sergio Romano, segretario provinciale Cipe (Confederazione Italiana Pediatri), che riportiamo integralmente:

 

“Il Sindacato dei Pediatri di Famiglia CIPe, da sempre vicino ai bisogni delle famiglie e per statuto paladino dei diritti del bambino e dell’adolescente, ritiene di dover fare alcune precisazioni sul mancato inserimento, a tutt’oggi, nel comune di Monteroni del pediatra avente diritto a coprire la zona carente creatasi in conseguenza del pensionamento della dottoressa De Giorgio.

È certamente vero - afferma Romano - che le procedure per l’attivazione di una zona carente di pediatria in seguito al pensionamento della pediatra titolare sono state avviate nei tempi previsti, ma è altrettanto vero che da una governance sanitaria moderna ed efficiente ci si sarebbe atteso un interessamento incisivo ed il pieno controllo sui tempi di realizzazione del processo appena avviato.

 Se, come è legittimo che sia, l’interesse primario della sanità pubblica è la miglior tutela della salute del cittadino, una ASL che avesse avuto “a cuore” l’obiettivo di affidare senza disagi i piccoli pazienti lasciati dalla pediatra appena pensionata alle cure di uno specialista neo-incaricato, avrebbe dovuto opportunamente sollecitare la Regione Puglia, non appena si fosse resa conto che, ancora a fine agosto, non arrivava alcuna risposta dalla stessa Regione”.

E la nota del segretario provinciale, nella seconda parte, parla poi di gravi disagi e danni arrecati ai bambini e alle famiglie a causa dell’inerzia nel procedere alla sostituzione della dottoressa andata in pensione.

“Il difetto di comunicazione fra ASL di Lecce e Regione Puglia, a nostro giudizio, lungi dal rappresentare un alibi per la ASL, denota disinteresse nei confronti del grave disagio arrecato alle famiglie.

Sì! DISAGIO, non ci sono altre parole per descrivere le file dei genitori agli sportelli della ASL (già in situazione critica per la carenza di personale), per iscrivere temporaneamente il proprio figlio presso un altro pediatra, sapendo di dover fare la stessa trafila tra uno o due mesi. Disagio grave - accusa ancora Romano - perché, come è ben noto a chi si occupa di sanità, la “presa in carico” di un paziente, ancor più se minore, va ben al di là della visita medica, atto professionale importante ma non esaustivo; essa presuppone la conoscenza del paziente e della sua famiglia, condizione che si consolida solo progressivamente nel tempo; un pediatra “temporaneo” non potrà offrire, suo malgrado, la miglior assistenza, quella che, per l’appunto, nasce dalla conoscenza reciproca col bimbo e la sua famiglia. Disagio, infine, negli studi pediatrici affollati per l’incremento del numero di assistiti in un periodo in cui aumenta l’incidenza delle patologie infettive”.

Infine, il segretario provinciale del Sindacato dei pediatri di famiglia rammenta altri casi analoghi accaduti in passato e richiama l’attenzione su ciò che rischia di ripetersi anche nei prossimi anni.  

“La nostra rappresentante sindacale nel Comitato Aziendale per la Pediatria, dr.ssa Anna Rita Donno, aveva per tempo avvisato la ASL - si legge nella nota targata Cipe - che poteva accadere a Monteroni ciò che l’anno scorso si è verificato nel comune di Veglie: anche lì il nuovo pediatra è stato nominato dopo sei mesi dal pensionamento della pediatra titolare. Nel frattempo però, le famiglie stanche dell’attesa, hanno inserito i bambini più grandetti negli elenchi dei medici di medicina generale… e così a questi bambini è stato negato un diritto: il diritto di avere una assistenza specialistica qualificata e professionale. E in altre parole, hanno subito un DANNO. Nei prossimi anni, nella provincia di Lecce, almeno un pediatra l’anno - evidenzia Romano nel suo monito finale - andrà in pensione: ci si augura di non dover denunciare più simili inefficienze”.

 

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