Braccio di ferro sul progetto dell’Università islamica a Monteroni

Khaled Paladini professa ottimismo e rilancia l’ipotesi del referendum. L’amministrazione ribatte: “Non si farà. I promotori non hanno i requisiti. È la legge che lo impedisce”.

Prosegue il braccio di ferro sul progetto dell’ateneo islamico. Una querelle che, tra contrari e possibilisti, raccolta di firme, polemiche e proposte di referendum, tiene banco da più di un anno e continua a dividere il paese. Intanto, i promotori professano ottimismo, ma l’amministrazione di Monteroni risponde nuovamente picche: “Nessun dialogo col Comune e nelle carte nessun riferimento alla costruzione di atenei”. Un botta e risposta via facebook. La comunicazione è spuntata nelle scorse settimane sul profilo dell’Università islamica d’Italia: “Finalmente - è l’annuncio dei promotori - una risposta ufficiale da parte del Comune di Monteroni. Interlocutoria, per richiesta di ulteriori documenti ma comunque importante. L’iter burocratico è lento, lentissimo ma prosegue inesorabilmente! Un altro passo decisivo è stato fatto, grazie a Dio”. Un’uscita che fa il paio con quella dello scorso fine gennaio, quando l’avvocato Giampiero Khaled Paladini, presidente del consorzio “Confime” e anima di questa iniziativa, sul sito ufficiale dell’Unislam si spinse anche oltre: “Diventa concreto il progetto per la costruzione dell’Ateneo islamico nel Salento. Considerando i tempi tecnici, contiamo di aprire il primo cantiere al massimo entro la primavera 2017”. Una dichiarazione che suscitò lo sdegno di Palazzo di Città.

Il relativo piano di lottizzazione, protocollato il 29 dicembre scorso, è stato presentato da cinque privati, ovvero i proprietari di alcuni suoli adiacenti alla Stecca e al complesso di Ecotekne, a ridosso della provinciale per Lecce: è lì che i promotori puntano a realizzare l’Università islamica.

Il Comune viaggia, però, su binari diversi. E l’assessore all’urbanistica, Piero Favale, ha replicato con un post al vetriolo. “Alcuni privati hanno presentato agli uffici una pratica edilizia che ha come obiettivo la realizzazione di alcune opere in quella zona che potremmo definire universitaria. Dalla doverosa istruttoria è emersa la carenza di taluni documenti ed è stata richiesta l’integrazione. Punto. Dal fascicolo - scrive Favale - non è emerso altro che questo. Nessun riferimento alla possibilità che l’istanza sia finalizzata alla costruzione a Monteroni di un’università Islamica, o Buddista, o Ebraica, o di qualsiasi tipo. Questo a beneficio di chi, impropriamente, dichiari - tuona l’assessore - di avere avviato un dialogo con il Comune per la realizzazione di non meglio identificati Atenei, o di chi si lasci solleticare dall’idea di fornire interpretazioni fantasiose della vicenda, nonché di chi, senza mai preoccuparsi di leggere le carte, sostenga l’esistenza di un dialogo di questo tipo”.

Il pingpong però è andato avanti a suon di sortite. “Non raccontiamo fandonie - controreplica Paladini - e ribadiamo che tale lottizzazione è finalizzata alla costruzione del nuovo Ateneo Islamico in forza di un preliminare di compravendita, sottoscritto dai proprietari e dalla nostra Unislam e condizionato solo all’ottenimento da parte dei privati delle relative concessioni e autorizzazioni. Che qualcuno voglia dire diversamente o nascondere la verità non è cosa che ci possa interessare. E se la legislazione ce lo consentirà, l’Università islamica sarà senz’altro realizzata. Tuttavia - incalza l’avvocato - è assai curioso come in tutta Italia il governo sia impegnato a favorire iniziative come la nostra, da tutti considerata utilissima al fine di contrastare illegalità e potenziali pericoli di derive fondamentaliste, mentre a Monteroni ancora si sia rimasti ancorati a pregiudizi fuori tempo e fuori ogni logica sociale. In ogni caso abbiamo sempre detto che se la cittadinanza è a maggioranza contraria, non avremmo problemi a spostare altrove l’investimento. Ma la maggioranza della popolazione di Monteroni e non quattro firmatari raccolti in un mese in tutta la provincia. È stato proposto da più parti di fare un referendum, che noi auspichiamo per verificare la reale volontà della cittadinanza. Non saranno certo i proclami di qualcuno, assessore o non, che ci impediranno di fare ciò che la legge e la Costituzione ci consentono”, chiosa il presidente di Confime.

Ma un’altra chiusura totale è giunta, nei giorni scorsi, durante un’assemblea pubblica. “L’università islamica a Monteroni - sostiene Vincenzo Toma, capogruppo di maggioranza e delegato alle politiche universitarie - non si può fare e non si farà. Non è questione di volontà politica: ce lo impedisce la legge. Solo l’università pubblica o soggetti privati, ma convenzionati col pubblico o riconosciuti dal Miur, possono costruire in quelle zone universitarie F4. E i promotori no sono né una cosa, né l’altra. Quindi non c’è nessun referendum da fare: è la legge che non consentirà al signor Khaled Paladini di costruire la sua università islamica sul territorio di Monteroni”.

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