Navi in mare già 8600 anni fa: la nuova scoperta firmata dal Cedad e dal fisico Quarta

L'uomo navigava nel Mediterraneo alla ricerca di cibo e nuove terre già 8.600 anni fa, verso la fine del Mesolitico e non nel Neolitico, come si credeva.

La conferma arriva dallo studio dei resti di un pasto composto da una mandibola di cervo e vari molluschi e anticipa di circa 1.600 anni la datazione.

Una nuova scoperta che ancora una volta porta la firma anche del fisico Gianluca Quarta, 45 anni, originario di Monteroni, docente universitario e componente del Cedad, il “Centro di Fisica applicata datazione e diagnostica” dell’Università del Salento. Un centro di eccellenza specializzato nel campo delle tecniche nucleari per la datazione e le analisi isotopiche e dei materiali: un fiore all’occhiello della ricerca made in Italy.

È stato proprio il gruppo di lavoro degli scienziati del Cedad (di cui fa parte lo stesso Quarta) ad elaborare i dati relativi alla scoperta, pubblicata su 'Earth Science Reviews', avvenuta nella Grotta del Tuono dell'isola siciliana di Marettimo, dove un team Enea (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) ha ritrovato i reperti che hanno consentito di svelare il periodo esatto delle prime navigazioni dell’uomo nel Mar Mediterraneo. 
Lo studio - si legge nella nota diffusa dal Cedad - "ha consentito di ricostruire, a partire dall'ultima glaciazione la morfologia costiera delle isole Egadi in Sicilia stabilendo che circa 20mila anni fa Favignana e Levanzo erano collegate alla Sicilia mentre Marettimo era separata da uno stretto canale. Essenziale la datazione dei resti del pasto, perché questo ha significato stabilire da quando l'uomo frequentava l'isola". Il Cedad li ha datati attraverso "il metodo del radiocarbonio con l'utilizzo dell'acceleratore di particelle da 3 milioni di volt", spiega Quarta, docente di Fisica applicata presso UniSalento e co-autore dello studio. "Le datazioni - aggiunge il fisico originario di Monteroni - sono state effettuate su gusci di mollusco (Patella), su ossa e sullo smalto dei denti, mentre l'interpretazione dei dati sperimentali ha richiesto un'approfondita discussione con i diversi scienziati coinvolti e i risultati sono stati sorprendenti". "Questo studio, coordinato da Fabrizio Antonioli dell'Enea - sottolinea il responsabile del Cedad, Lucio Calcagnile - rientra in una collaborazione molto fruttuosa che da lungo tempo vede coinvolti anche numerosi ricercatori delle Università di Roma 'La Sapienza', di Palermo, di Trieste e la Soprintendenza del Mare", tra geologi, paleontologi e archeologi, accanto ai fisici del Cedad.

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