Semeraro all’Infiorata del Corpus a Genzano. L’Eucaristia: dono, amicizia compagnia

Ha una peculiarità tutta sua la festa del Corpus Domini a Genzano di Roma (diocesi di Albano laziale). Anche ieri si è ripetuta una tradizione che dura dal lontano 1778 quando per la prima volta le strade della cittadina si sono riempite di petali di fiori.

E da allora ogni anno, in concomitanza con il Corpus Domini, prende forma la tradizionale Infiorata, manifestazione di carattere religioso, storico e folcloristico che ha reso il centro laziale famoso in tutto il mondo. L’evento nel 2011 è stato riconosciuto dal Ministero del Turismo ‘Patrimonio d'Italia per la tradizione’ quale “espressione della capacità di promuovere il turismo e l’immagine nazionale e di valorizzare la storia e la cultura del territorio con un’interpretazione adeguata ai tempi di oggi”.

Su questo tappeto di fiori passa l’ostensorio con il Sacramento dell’Eucarestia portato anche quest’anno dal vescovo di Albano, il monteronese Marcello Semeraro.

Via Italo Belardi era ricoperta di un tappeto fiorito che si estendeva per quasi 2mila metri quadrati e impegna circa 415mila steli di garofano per colorare i quadri. Ovviamente tutto il materiale utilizzato proviene dal mondo vegetale, non si tratta solo di garofani ma anche di: ginestra, sausa, finocchiella, seme di pino, crisantemo, corteccia di pino, nero vite, granturco, riso, salvia, peperoncino, grano, soia, bucce di pinoli, origano, nero caffè, crusca, nero pigna.

Il tema di questa edizione è stato “Preghiera di pace, dialogo tra religioni e culture”, ed aveva come obiettivo quello di rappresentare ed evidenziare con l’arte dell’infiorare l’importanza del dialogo tra confessioni religiose e le relative possibilità di rapporti e scambi reciproci ai fini della civile e pacifica convivenza.

Durante la messa nella parrocchia della SS. Trinità, prima della processione sull’Infiorata, mons. Semeraro ha voluto rimarcare durante l’omelia anche il valore sociale del sacramento del pane e del vino: “Il cibo – ha sottolineato il vescovo di Albano – ha anche una dimensione sociale non soltanto perché deve essere preparato con l’attività umana (e quanto, di questi tempi, sui media si dà risalto e spazio alla preparazione dei cibi), ma anche perché alimenta l’amicizia, accresce il gusto dello stare insieme tra parenti e amici. Uno dei massimi poeti tedeschi ha racchiuso questi valori di amicizia e solidarietà in un solo verso, anzi in quattro parole: «agli amici brilla negli occhi la cena» (F. Hölderlin, Abendphantasie). Non vale, questo, anche per il cibo eucaristico? San Giovanni annota che durante la cena d’addio vissuta coi suoi discepoli prima di passare da questo mondo al Padre Gesù volle chiamarli «amici»! Anche san Tommaso nell’inno liturgico del Pange lingua metteva in luce quest’aspetto: «In supremae nocte coenae... Nella notte dell’ultima Cena, sedendo a mensa con i suoi fratelli, si diede in cibo ai Dodici con le proprie mani». Il mangiare insieme, poi, non soltanto esprime e rafforza i vincoli di amicizia e di amore, ma pure li rievoca perché, quando la morte ha interrotto le relazioni terrene, siano di conforto e di speranza. Nell’Odissea di Omero c’è un passo commovente, dove si racconta che Ulisse dopo un naufragio giunge finalmente a riva coi suoi compagni, Hanno bisogno di rifocillarsi ed ecco, scrive il poeta, «dopo che ebbero soddisfatto il bisogno di mangiare e bere, si ricordavano all’improvviso dei cari compagni e piangevano: erano i compagni che Scilla aveva divorato ghermendoli dal fondo della nave. E mentre così piangevano, venne su di loro un dolce sonno» (XII, 308-311)”.

“Anche questa dimensione umana dello stare insieme a mensa - ha concluso Semeraro - è presente nella celebrazione eucaristica, quando facciamo la memoria dei defunti ma è ancor più abitualmente messo in luce dalle preghiere «dopo la comunione», dove la Chiesa guarda oltre la vita terrena e, come anche oggi, prega così: «donaci, o Signore, di godere pienamente della tua vita divina nel convito eterno, che ci hai fatto pregustare in questo sacramento del tuo corpo e del tuo sangue»”.

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