Donatella e la missione della biblioteca comunale: “Presidio di democrazia, cuore della comunità”

Chi non è mai entrato, anche per caso o distrazione, almeno una volta in una biblioteca? Ma sono pochi quelli che possono vantare di conoscere bene il suo variegato ed affascinante mondo. La biblioteca ha un fascino che in pochi conoscono.

Ci si muove nella penombra, tra le interminabili file di scaffali per catturare un dorso finito fuori posto, un testo sgattaiolato via dal suo battaglione ed i passi risuonano senza che nessuno alzi la testa dalle pagine. Ogni testo che prende la via dello scaffale pubblico infatti viene catalogato, inventariato, classificato e collocato. A permettere questo è il frutto della precisa scelta e del lavoro incessante del bibliotecario o bibliotecaria che dir si voglia. A Monteroni, in via Alessandro Pino, nel cuore del centro storico, abbiamo incontrato la referente della biblioteca comunale Donatella Carrozzini che ha risposto alle nostre domande.

 Donatella, cos’è per te una biblioteca?
È un luogo, anche sotto il profilo simbolico, che nel corso del tempo ha subito profondi cambiamenti. Si è passati dal concetto di biblioteca intesa come conservazione del “bene” libro, da consultare, prendere in prestito, ammirare; a luogo raccolto, austero, perfino solenne, dove studiare in perfetto silenzio; fino a giungere all’idea di biblioteca pubblica odierna che aspira a diventare “piazza del sapere”, secondo la bellissima ed efficace definizione che ha fornito Antonella Agnoli, nome autorevole in Italia tra i bibliotecari. Un luogo destinato a tutta la comunità, non solo studenti o studiosi, dove le persone, di qualsiasi condizione e fascia di età, possono trovare risposta alla loro richiesta di informazione e conoscenza, ma anche al loro bisogno di socialità, di incontro, scambio e confronto. Un presidio di democrazia e di libera circolazione dei saperi e delle culture. Solo per fare qualche nome, in Italia, citerei la Sala Borsa a Bologna, la biblioteca di Cavriago e la biblioteca per ragazzi di Palermo.

 Cosa pensi dello stato in cui versano le biblioteche italiane e cosa si può fare per far leggere di più le persone ed in particolare i giovani?
Sicuramente le biblioteche italiane soffrono di una grande contraddizione, conseguenza delle politiche culturali attuate nel corso degli anni. Da una parte un mondo in continuo fermento ed evoluzione, con addetti ai lavori estremamente competenti e motivati che danno un importantissimo contributo al funzionamento delle biblioteche ed alla loro sempre maggiore rispondenza alle domande della comunità.

Dall’altra un apparato politico e burocratico che, pur approvando progetti innovativi elaborati dai professionisti del settore, non destina le risorse economiche necessarie per realizzarli, anzi i tagli ai bilanci pubblici riguardano sempre cultura, pubblica istruzione, ricerca ed università. L’interesse e l’amore per la lettura sono semi che vanno coltivati fin dalla nascita e forse ancor prima. È importantissimo sia per lo sviluppo neuro-cognitivo, sia per quello affettivo e relazionale leggere ai bambini fin dai primi giorni di vita, proporre il libro come momento fondamentale della quotidianità e far diventare la lettura una vera e propria abitudine. Proporre percorsi di lettura nelle scuole di ogni ordine e grado, slegandoli dalle attività e magari anche dai contesti istituzionali ed agganciandoli a temi di attualità e di particolare interesse per i giovani e ad altre forme di espressione del pensiero e delle emozioni quali: il cinema, il teatro, la musica e l’arte.

Come dovrebbe essere una biblioteca pubblica al tempo di tablet e smartphone?
La tecnologia ha modificato profondamente abitudini e modalità di accesso al sapere, perfino la capacità di concentrazione dei soggetti, che come hanno bene messo in evidenza quattro giovanissimi ricercatori dell’Università del Salento, rifacendosi ad uno studio condotto da Microsoft, in Canada, è persino inferiore a quella dei pesci rossi che è di 9 secondi. Credo che sia importante, senza demonizzare la nuova tecnologia, fornire ai giovani gli strumenti per orientarsi nel mare magnum dell’informazione in rete, per sottoporre a verifica quanto viene veicolato dalla rete stessa, per far maturare la consapevolezza dell’importanza del libro come fonte di conoscenza e strumento principe della ricerca, pur utilizzando supporti diversi dalla carta, che i giovani trovano più allettanti o semplicemente più “familiari”. La maggior parte delle biblioteche offre numerose postazioni con computer, mette a disposizione tablet, anche per la ricerca dei libri e per la registrazione e/o prenotazione degli stessi e risorse digitali (libri, riviste, musica, film) che si possono scaricare stando a casa propria. Personalmente ritengo che passare in rassegna i libri a scaffale, prenderli, sfogliarli, sentire l’odore della carta e il fruscio delle pagine girate, mettere piccoli segni, sottolineature, “orecchiette”, sia un’esperienza anche sensoriale di straordinaria bellezza ed efficacia, che nessun tablet o lettura a video potrà dare o mai sostituire.

 Quali sono le tue letture preferite?
Ho letto molto fin da giovanissima e di tutto. Il primo libro, non scolastico intendo, che ho letto ed amato è stato “Cuore” di Edmondo De Amicis, che mi ha donato emozioni e valori che mi hanno accompagnato fin qui. Importantissime ed entusiasmanti sono state anche le successive letture giovanili dei classici soprattutto greci (Omero, Saffo, Eschilo, Euripide). Una bella scoperta è stata la letteratura per ragazzi, sia i classici, sia gli autori e le autrici contemporanee. Mi piace segnalare, a questo proposito, un’interessante scrittrice locale: Chiara Marini, autrice di “Piccola favola salentina” e “Il favoloso viaggio di Capitan Pepeo”, entrambi pubblicati da Edizioni Esperidi, altra interessante e vivacissima realtà editoriale locale. Amo molto leggere le storie scritte dalle donne: Sibilla Aleramo, Virginia Woolf, Jane Austen, Isabelle Allende, Fallaci, Maraini, Banana Yoshimoto e saggi di filosofia, psicologia, etica: Umberto Galimberti, Michela Marzano, Emanuele Severino.

 

“Fondare biblioteche è un po’ come costruire ancora granai pubblici: ammassare riserve contro l’inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire” diceva la scrittrice francese Marguerite Yourcenar. Sei d’accordo?
Un autore contemporaneo, vivente e vicinissimo, che amo molto e leggo anche a “spizzichi”, ora che di tempo cosiddetto “libero” ne ho davvero poco, è Giovanni Bernardini, scrittore e poeta raffinatissimo, oltre ad essere stato docente e maestro di vita per tantissimi dei suoi allievi. Consiglio vivamente a chi non ha ancora avuto la fortuna ed il piacere di leggerlo di venire in biblioteca a prendere uno dei suoi tanti libri che egli stesso ha sempre puntualmente donato, appena pubblicati, alla biblioteca comunale, perché le biblioteche sono “granai pubblici, riserve contro l’inverno dello spirito”, condividendo  pienamente il pensiero di Marguerite Yourcenar.

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