Lettera aperta. Insensibile sanità: la vita è preziosa a qualunque età

Riceviamo e pubblichiamo di seguito la lettera aperta a firma di Michele Bortone.  Non sono soltanto le ambulanze senza medici a bordo, a mettere a repentaglio la vita di chi è in pericolo, ma anche quelle con medici a bordo forse incapaci, insensibili e arroganti.

Circa 4 mesi fa mia madre viene colpita da un’ischemia (ma questo lo apprendiamo solo dal referto del pronto soccorso di Copertino). Appena chiamato il 118, la domanda che ti pongono subito è: quanti anni ha? Descrivo la situazione e l’ambulanza arriva dopo 10 minuti.
Si presenta con quattro unità, tra cui una donna medico.
Mia madre aveva gli occhi sbarrati ed era priva di conoscenza.
Questa dottoressa, saputo dell’età di mia madre, mi dice con aria stizzosa: “Ma non è il caso di ricoverarla, questa signora ha 97 anni. Cosa sperate, sta morendo!”.

Io che non capisco nulla di medicina allora le rispondo: “Se si assume lei la responsabilità, noi non sappiamo come operare”.
Alla fine, anche per l’intervento dell’infermiere, mia madre è stata portata all’ospedale di Copertino nel quale è stata curata e salvata da medici competenti e solerti.
Dopo una decina di giorni incontrai questa dottoressa dicendole: “Mia madre è viva ed è stata salvata da medici competenti, meno male che non l’abbiamo ascoltata, altrimenti sarebbe morta grazie a lei”.
Dal 4 a 7 gennaio 2017 mia madre è stata di nuovo male, con continui vomiti. Ho tentato varie volte di chiamare il 118 ma mi veniva risposto che non c’erano mezzi (causa neve) e che mi mandavano la guardia medica, che non ci ha fatto capire molto di quello che aveva mia madre. Abbiamo, quindi, fatto delle iniezioni per il vomito.
La mattina di sabato 7 gennaio, dopo l’ultimo vomito, mi decido però a richiamare il 118. E finalmente arriva. Con molta sorpresa il medico era la stessa persona dell’altra volta. E come l’altra volta, per la dottoressa in questione, una persona di 97 anni non aveva forse diritto alle cure per cercare comunque di salvarla… “Tanto sta morendo”, diceva come l’altra volta. Poi forse per farci dispetto ha detto che la portavano a Galatina come se a noi importava il luogo e non la cura. L’autista e l’infermiere l’hanno poi convinta a portarla al pronto soccorso di Lecce, dove hanno fatto l’impossibile.
Ringraziamo in ogni caso tutti gli operatori del pronto soccorso e gli addetti del 118, esclusa la dottoressa in questione.
Comunque, l’epilogo è stato drammatico: mia madre è morta con il conforto di tutti i parenti.
Pubblichiamo questa nostra nota per protestare e denunciare questo comportamento assurdo dell’operatore medico che ha dimostrato insensibilità e comportamento arrogante e da incompetente.
Ci rivolgiamo soprattutto al responsabile del 118, dottor Scardia, affinché prenda provvedimenti adeguati e magari trasferisca dietro qualche scrivania la dottoressa in questione, affinché non si ripetano vicende simili  con la povera gente che ha bisogno di conforto e sostegno per le sfortunate questioni di salute.

Monteroni, gennaio 2017

Michele Bortone, figlio di Lecci Luigia Carmina

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