Salvatore Colonna, sacerdote e maestro. Il ricordo dell'arciprete Putignano

A pochi giorni dalle celebrazioni per l'intitolazione dell'Istituto comprensivo Primo Polo di Monteroni al prof. mons. Salvatore Colonna, don Adolfo Putignano fa dono ai lettori di Tg Monteroni di alcuni ricordi personali

che ricostruiscono sia pur in modo molto sintetico la vicenda sacerdotale e accademica di un Monteronese illustre. Intitolargli un Istituto scolastico non solo contribuisce a non disperderne la memoria, ma, trattandosi di un insigne pedagogista, è la migliore collocazione come riferimento per le generazioni future che tra i banchi di scuola crescono e si preparano alla vita.

Sono tanti i riconoscimenti ecclesiastici ed accademici conferiti al nostro professore e monsignore Salvatore Colonna. Straordinario il suo curriculum scientifico, davvero molto interessante ed assai qualificato il suo ministero presbiterale.
Per noi, “don Salvatore” (comunque, era Vicario episcopale, Presidente del Capitolo Cattedrale, Prelato d’onore di Sua Santità) è stato uno che ha amato molto Monteroni ed era sempre disponibile aiutare i suoi concittadini…

 Ritengo che uno dei più significativi e pregevoli apprezzamenti gli sia stato attribuito con il suo inserimento nel testo curato da Carlo Dell’Osso “Preti Pugliesi del Novecento” (Edizioni Viverein).
Poiché, al di là delle sue qualificatissime benemerenze culturali, l’essere annoverato tra i più insigni membri del clero regionale dell’intero secolo scorso è stata una meravigliosa conferma della sua spiccata ecclesialità e del suo amato servizio presbiterale.
Per il testo, voluto dalla Facoltà Teologica Pugliese - Istituto Teologico Pugliese “Regina Apuliae” di Molfetta nel 2012, mi si chiese una presentazione della sua figura ed attività, ma di fatto, avendolo frequentato quotidianamente negli anni, offrii essenzialmente una convinta testimonianza. Naturalmente presentando dati e valutazioni oggettive. E nello stesso tempo con l’intenso affetto che ci legava reciprocamente, con l’orgoglio di concittadino, con la deferente stima di cui era realmente degno.

Come non ricordare che aveva formato un numero elevatissimo di educatori e professori? Poiché “Fu ordinario di pedagogia, essendo il primo ad insegnare la suddetta disciplina con lo specifico titolo di pedagogista presso la facoltà di Magistero dell’Università di Lecce, aprendo così uno spazio proprio a tale attività formativa e divenendo maestro di una schiera di giovani docenti”.
O non menzionare il suo essere maestro importantissimo per quanto concerne il tema della società educante? In quanto “Nell’ambito scientifico, egli fu ritenuto uno dei principali riferimenti pedagogici per quanto concerne la società educante, come fu evidenziato nel convegno internazionale tenutosi in suo onore a Lecce dal 9 all’11 ottobre 1997. Frutto della sua attività scientifica sono stati, oltre a numerosi saggi e contributi, un’ampia produzione scientifica con più di venti volumi monografici”. 

Basterebbe citare testi fondamentali, quali “Una pedagogia della società educante” (Lecce 1996) e “Introduzione alla pedagogia” (Lecce 2003)... 
E come non sottolineare la sua capacità di inculturare la fede nell’ambito scientifico e di svolgere in modo peculiare il ministero sacerdotale coniugando dimensione religiosa e proposta pedagogica? Per cui “è stato naturale che, proprio per la specifica preparazione riguardo al rapporto tra religiosità e educazione e per la competenza teoretica, arricchita dallo studio storico e metodologico e fondata particolarmente sul personalismo, i presuli leccesi, mons. Francesco Minerva, mons. Michele Mincuzzi e mons. Cosmo Francesco Ruppi, gli affidarono varie responsabilità pastorali sia nell’ambito scolastico e culturale sia nel settore della formazione sacerdotale”.

Ed infine, come suo confratello ed amico, potrò mai dimenticare la sua generosa e continua disponibilità, una volta in pensione, a mettersi al servizio della Parrocchia?
E potrò mai pensare a lui senza fare riferimento a quanto mi disse, dopo la morte, sua sorella Graziella: “Ti voleva davvero bene”?

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