Don Antonio Coluccia, l’appello del prete antimafia: “Monteroni sia città della speranza, non della malavita”

“Dobbiamo far emergere la luce della speranza, della verità e della legalità: dobbiamo diventare cittadinanza attiva. Monteroni è una bella città, che deve diventare però la città della speranza liberandosi dall’omertà e dalla malavita”.

Non ha usato giri di parole don Antonio Coluccia, 41 anni, prete antimafia originario di Specchia che opera a Roma: un sacerdote vocazionista che ha trasformato in una casa di accoglienza per poveri la villa confiscata ad un boss della “Banda della Magliana”. Un impegno in prima linea per il quale ha subito molteplici minacce di morte. Lui vive sotto scorta, ma non ha perso la forza di girare l’Italia per predicare il “Vangelo della responsabilità”. In questi giorni è tornato nel suo Salento per un tour della legalità nelle scuole della sua terra. E venerdì 16 dicembre ha incontrato gli alunni e le alunne dell’istituto comprensivo primo polo di Monteroni. L’assemblea si è svolta nell’aula magna della scuola “De Amicis” di via Mazzini. A Monteroni ci deve essere un rinnovamento delle coscienze. E questo messaggio deve partire dalla scuola, dai più giovani e dalle famiglie. Tutti insieme, scuola, chiesa e istituzioni, abbiano il dovere di educare alla libertà e lo stesso Gesù ha sancito un patto di legalità: la verità vi renderà liberi. Non possiamo tacere, la vita è un dono, è la cosa più bella, e dentro di voi c’è la speranza”, ha detto don Antonio. Questa società ci sta educando al silenzio, invece che alla cittadinanza attiva. Ci stanno educando ad essere mafiosi. Ci dobbiamo riappropriare della nostra terra e sviluppare il senso di appartenenza. Serve un impegno a tutto campo contro la Scu e contro tutte le mafie che schiacciano i diritti dei cittadini e fanno prevalere la legge della prepotenza, della violenza e del dominio”, è stato l’appello di don Coluccia.

Il prete antimafia, parlando con i più giovani, ha fatto capire a chiare lettere e con fermezza, anche attraverso le armi del sorriso e dell’ironia, che la legalità non è una medaglia da appendere al petto, ma è sinonimo di partecipazione e impegno.

“I mafiosi sono scomunicati perché compiono atti contro la vita. E a prescindere da quello che è successo a Monteroni negli ultimi decenni, ora dobbiamo capire che la parte migliore del paese siete voi ragazzi. La Scu non ha paura della polizia o dei carabinieri, ma teme la scuola e la cultura. Lo studio e il sapere sono strumenti di libertà, vi aiutano a ragionare con la vostra testa: la mafia invece vuole solo silenzio e sopraffazione”, ha continuato il prete nella sua “lezione”, durante la quale ha citato sacerdoti martiri della legalità come don Pino Puglisi e don Peppino Diana.    

Don Coluccia ha parlato a tutti, anche alla sua Chiesa: “Se sta zitta tradisce il mandato di Gesù che ha detto: beati i miti perché erediteranno la terra, non beati i muti. Il silenzio è omertà, è mafia, è connivenza.

Se pensiamo che il sindaco, l’amministrazione, le istituzioni e le forze dell’ordine salveranno Monteroni, siamo totalmente fuori strada. Le amministrazioni hanno bisogno della partecipazione dei cittadini e voi ragazzi cominciate a partecipare ai consigli comunali”.

Intanto, due forti prese di posizione sono giunte di recente proprio da due parroci: il monito contro l’omertà lanciato dall’altare da don Giorgio Pastore e la fiaccolata dell’Immacolata, a cui l’arciprete don Adolfo Putignano ha conferito anche il valore civico di una marcia per la legalità.

L’appello finale di don Coluccia è rimbombato a lungo nell’aula magna: “Monteroni non può e non deve tacere davanti all’imperversare del malaffare. Tocca anche a voi, cari ragazzi, mettere a nudo la Scu. Voi siete il futuro. Voi siete il vero rinnovamento di questo paese. Se c’è spaccio di droga, lo sanno tutti, ma nessuno dice niente. Però pretendiamo che istituzioni e forze dell’ordine garantiscano sicurezza e legalità. Ma il paese è abitato da marziani o da cittadini? Bisogna parlare e denunciare. Spesso si sente dire che Monteroni è il covo della Scu: voi giovani dovete avere la forza di scendere in piazza e di manifestare per affermare che Monteroni è libera e che i cittadini pretendono libertà dalla mafia”.

Accanto a lui il sindaco Angelina Storino, che proprio di recente ha incontrato il prefetto di Lecce a seguito della sequela di attentati incendiari ai danni dei veicoli di imprenditori e commercianti del paese: 8 episodi in due mesi e mezzo, più la bomba carta lanciata contro il tensostatico.

Dobbiamo percorrere - ha detto il primo cittadino - la strada del cambiamento partendo dai ragazzi. E la presenza di don Antonio Coluccia ribadisce la necessità di un percorso di legalità. Soprattutto alla luce dei tanti episodi di intimidazione e violenza che il paese ha subito negli ultimi mesi, c’è bisogno di una cittadinanza attiva perché le cose cambino veramente”.

Auguriamo a don Antonio - ha aggiunto la dirigente scolastica Maria Rosaria Manca - di continuare a percorrere le strade d’Italia per sensibilizzare le coscienze e continuare a dirci che possiamo e dobbiamo cambiare. La verità è la via della vera libertà. E la scuola sarà sempre di più un presidio di legalità”. 

Poi la domanda diretta di un ragazzo: “Perché le hanno dato la scorta?”. E nella risposta, don Coluccia ha ripercorso tutto d’un fiato gli ultimi due anni. “Dal 2014 - ha spiegato - ho ricevuto varie minacce di morte, poi hanno sparato con una pistola a piombini nel parcheggio della parrocchia colpendo un signore che era vicino a me. Mi hanno inviato una busta con un proiettile calibro 9, intercettata presso il centro smistamento delle Poste di Fiumicino, in cui mi hanno scritto che mi avrebbero sparato in testa: “Prete hai rotto…., devi stare zitto”. Successivamente, proprio mentre ero in Puglia per un altro giro della legalità nelle scuole, al centro di smistamento di Modugno è stata bloccata un’altra busta con all’interno un proiettile calibro 7.65”. E l’ennesima minaccia è delle scorse settimane: un coltello è stato rinvenuto sull’altare della sua parrocchia: “Ma quello che dico a tutti è che bisogna andare avanti, sempre e comunque, lungo la strada del Vangelo della responsabilità”.

 

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