La melodia del Natale: Tu scendi dalle stelle, l’abbraccio tra Dio Bambino e l’Uomo

Addobbi, festoni, dolci, luci, profumi, spot pubblicitari di svariati prodotti, regali, fuochi d’artificio sembrano aver “circondato”e soffocato la festa del Natale. Forse la più bella dell’anno!

Tuttavia il vero cristiano conosce perfettamente il giusto significato di questa grande ricorrenza e cerca di ricavarne linfa per il prosieguo del suo itinerario terreno. Una luce importante viene indubbiamente diffusa dalla musica che tenta di coniugare la realtà spirituale con quella terrena e tenta di focalizzare l’attenzione nell’unico ed importante evento natalizio: la nascita del Cristo. I suoni svolgono una straordinaria funzione mediatica al fine di catturare l’attenzione e, chissà, forse il cuore del fedele. La musica eseguita ed ascoltata in questo periodo affonda le sue radici nei secoli scorsi e necessita di essere custodita e tramandata nel tempo. In questo periodo la nostra Monteroni ha saputo ben rispondere al valore comunicativo della musica natalizia; parrocchie, scuole, associazioni, luoghi di ogni genere, abitazioni private hanno saputo diffondere, con entusiasmo, le celebri melodie del Natale anche con brani moderni, ormai, entrati con forza a far parte del repertorio della tradizione.

Il “Tu scendi dalle stelle” attribuito a S. Alfonso de’ Liguori nel 1754, offre un esempio di trasparenza musicale dovuta alla semplicità melodica ed armonica. Il termine “semplicità” non deve indurre ad un’errata interpretazione nei confronti del compositore. La ricerca melodica del brano, abbinata ad un ritmo quasi impercettibile da ninna nanna, adagiata su tappeto armonico dalla struttura spontanea e lineare, è legata fortemente al testo. I suoni ribattuti accentuano le parole e forniscono una maggiore energia utile ad illuminare l’atmosfera del brano. Il percorso melodico presenta un’unica eccezione rispetto all’itinerario sonoro caratterizzato da minime distanze uditive: si tratta di un “salto” sonoro corrispondente a “grotta” e a “costò l’avermi”. È un privilegiato abbraccio tra Dio Bambino e l’Uomo, ancora infinitamente piccolo, ancora infinitamente uomo.

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