“Finché c'è il mare” approda sulla Costa azzurra. Il corto di De Giorgi a Cannes

A colloquio con Francesco De Giorgi, giovane regista di Monteroni, fresco di convocazione al Festival di Cannes 2018 con il cortometraggio “Finchè c’è il mare”. Ecco l’intervista per TgMonteroni.it

Lui è Francesco De Giorgi, ha 27 anni, è di Monteroni, e fra pochi giorni sfilerà sul tappeto rosso del prestigioso Festival di Cannes 2018: la 71esima edizione di una delle più importanti rassegne cinematografiche del globo. Una grande soddisfazione per il giovane di casa nostra, che porterà il suo ultimo cortometraggio dal titolo “Finchè c’è il mare” al cospetto dei più grandi critici del cinema mondiale. Per il 27enne è un ulteriore traguardo che si unisce ai tanti raggiunti in questi anni di sperimentazione, lavori e soprattutto studi nel settore.

Dopo essersi laureato in Lettere antiche a Pisa, De Giorgi decide infatti di dedicarsi totalmente al mondo del cinema, iscrivendosi al master in Media e Tv presso l’università di RomaTre. In seguito sceglie di diplomarsi al Centro Sperimentale di Cinematografia nella sezione “Cinema d’impresa”: un'esperienza che lui stesso ha giudicato fortemente formativa e fondamentale per il proseguimento del suo percorso. Nel suo curriculum vi sono infatti già tantissime esperienze lavorative e numerosi riconoscimenti. Solo per citarne alcuni, ricordiamo la finale raggiunta al Levante Film Festival nel 2013 con il mediometraggio “Alla ricerca della vita”, la vittoria del Gran Premio Salento all’Inguscio Film Festival l’anno successivo con il corto “L’odoroteca” e la menzione speciale al Salento Finibus Terrae con “Play/Rec”. De Giorgi, tra l’altro, vanta anche collaborazioni con registi del calibro di Franco Brogi Taviani e Max Fanelli. Così giovane, insomma, ma con un biglietto di presentazione di tutto rispetto.

Da un paio di anni lavora come regista e producer freelance per il mercato dei video per committenza. Ed ha inoltre sviluppato una sensibilità per il racconto con taglio documentaristico, a respiro breve per il web, che mette al centro uno storytelling del brand e del suo mondo. Ma andiamo a conoscerlo meglio.

Ciao Francesco, il tuo curriculum è molto vasto: hai studiato a Pisa, poi hai preso un master a Roma ed in seguito lavorato per tantissimi progetti. Ma quando nasce la tua passione per il cinema? C’è stato uno spartiacque nella tua vita prima di intraprendere il percorso professionale di studio?
Ho sempre avuto la passione di mettere in scena ciò che mi capitava di scrivere. A 13 anni, con gli amici del mare, ho girato un film amatoriale che parlava delle nostre estati. E da allora non ho mai più smesso. Lo spartiacque è stato il concorso al Centro Sperimentale. Ci ho provato e quando mi hanno detto che ero stato preso ho pensato: “Bello, stai per iniziare una nuova vita!”

In qualità di regista, ti ispiri a qualcuno in particolare? 
La storia del cinema è costellata di grandi esempi. Mi piace molto il cinema italiano d'autore: Federico Fellini e Pier Paolo Pasolini in primis, ma trovo ispirazione anche nei personaggi di Sergio Leone. Dei giorni nostri, trovo molto interessante il lavoro di cineasti che stanno cambiando le regole del gioco con i loro film: penso a David Fincher, Nicolas Refn, Spike Jonze, ma anche Wes Anderson. Cerco tuttavia di non emulare, ma di dialogare con il cinema. Il dialogo è il miglior modo di trovare una propria strada.

Quali qualità deve avere un buon regista? E qual è la tua idea di cinema?
Credo sia necessario avere l'intelligenza dell'umiltà, cosa molto complicata per un regista che immagina le scene prima che accadano, e quindi sa più di tutti sul set. Ma è importante non farsi abbagliare dall'ego: l'autostima deve sempre avere solide basi di riconoscimento e di ricerca continua. Idee di cinema? Nessuna strategia: un buon cinema è semplicemente quello che parla al cuore.

Di recente, molti produttori (anche stranieri) hanno scelto la Puglia, ed in particolare il Salento, come location dei loro film. Perchè, secondo te, la nostra terra è diventata uno dei luoghi preferiti di molti cineasti? E che rapporto hai tu con il Salento?
La parola chiave è “sistema”: merito di alcuni investimenti pubblici che hanno avuto una ricaduta sul territorio e di agevolazioni che hanno attirato capitale esterno. In questo, va spezzata una lancia in favore della politica lungimirante del governo regionale di Vendola. Per il nostro settore aveva un'idea chiara. La Puglia è diventata una delle più importanti realtà italiane e un ottimo polo di attrazione del cinema internazionale. Il Salento, in particolare, per me è sinonimo di casa ed è una miniera inesauribile di storie. Ma non va confuso e banalizzato con il brand culturale che riempie le nostre spiagge l'estate. Certamente è un modo di creare identità e attrarre chi non lo conosce, ma la mia missione è raccontarlo senza maschere o meglio con tutte le maschere che riesce a regalarmi ogni volta che torno a guardarlo dopo un lungo periodo di distanza. 

La domanda è d’obbligo. Avrai sicuramente masticato centinaia di film in questi anni, ma qual è il tuo preferito? Quale ti ha colpito di più?
Domanda ostica. Sono un romanticone. Se devo rispondere con il cuore direi “La vita è bella” di Roberto Benigni e “Patch Adams” con Robin Williams. Ma con la testa rispondo “La Strada” di Federico Fellini e “Taxi Driver” di Martin Scorsese.

Parliamo ora del tuo ultimo lavoro. Di cosa parla il cortometraggio “Finchè c’è il mare”?
Il film racconta la storia di due amici, Totò e Sandro, che non si parlano da quando un incidente sugli scogli cambiò per sempre le loro vite. Sandro è costretto a vivere sulla sedia a rotelle e Antonio, per scappare dal dramma dell'amico, decide di andare a vivere a Milano. Un giorno, però, sente di dover tornare. La pellicola racconta del giorno del suo ritorno e del ricongiungimento di un'amicizia che, nonostante tutto, non poteva finire. Oltre al tema dell'amicizia e del ritorno nella propria terra, il film affronta anche il tema della Xylella, simbolo di una malattia che lascia il segno, ma che con la forza di volontà può essere sconfitta.

E il corto, che colpisce per una trama così attuale e tutt’altro che scontata, è già nel mirino della critica...
Il film è nel pieno delle presentazioni festivaliere e ha riscontrato già molti consensi: selezione ufficiale al Gran Galà Internazionale del Cinema di Venezia; finalista al Mediterranean Film Festival (Siracusa); finalista all' Oslo Film Festival; finalista a Corto Dorico (Ancona), finalista al Ferrara Film Festival, selezione ufficiale al Festival del Cinema Europeo, selezione ufficiale al Festival Sorsi Corti, miglior film all'Arte Mare Film Festival di Bastìa (Corsica); miglior film al SeèMor Film Festival (Galles), e Miglior attore protagonista (Giorgio Consoli) al Rome Film Awards. Ultimamente poi, da questo punto di vista, è arrivata un’ottima notizia.

Ecco, veniamo infatti al dunque. La tua pellicola è stata selezionata al Mercato del film del Festival di Cannes 2018, che si svolgerà dall’8 al 19 maggio. Un traguardo straordinario. Come vivi tutto questo?
Sono in paranoia per l'acquisto dello smoking! Scherzi a parte, è un traguardo, ma è anche un'occasione. Il “Mercato” è la parte di Cannes meno glamour, ma più importante per gli addetti al settore. Non si arriva da star, ma si prendono i contatti con chi crea le star. E questo per me è bel treno da prendere. “Finchè c’è il mare” è stato scelto tra più di 5000 corti in tutto il mondo ed insieme a soli altri 25 titoli come rappresentanti dell’Italia. E’ un grande orgoglio.

Noi allora ti facciamo un grosso in bocca al lupo. Vuoi dedicare un saluto finale a tutti i tuoi amici di Monteroni?
Saluto tutti gli amici di Monteroni con un invito classico: non smettere di sognare. Aggiungo però che per non smettere bisogna fallire e costruire il meglio a partire dai propri errori.

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