Stampa questa pagina

In Consiglio scorrono nuovi veleni, tra “censure” e promesse di querele

Battaglia e accuse al vetriolo in Consiglio comunale. Nell’ultima assise, che si è riunita nei giorni scorsi, nuove schermaglie tra maggioranza e opposizione. A cominciare dall’epilogo, che ha riservato momenti di tensione.

   Sull'ultimo punto, la maggioranza ha votato e fatto ritirare l’argomento all’ordine del giorno, ovvero la relazione del presidente della commissione di controllo e garanzia, il consigliere di minoranza Massimiliano Manca, che avrebbe dovuto comunicare i risultati dell’attività svolta su determinate questioni. Un diniego della maggioranza dettato dal fatto che “l’informativa non sarebbe stata preventivamente condivisa con l'intera commissione”. Il gruppo di Volontà Popolare ha abbandonato l’aula per protesta contro la “censura” subita. E nel frattempo, ha preso la parola il capogruppo di maggioranza, Giorgio Manfreda, denunciando che «un esponente della minoranza, lasciando i banchi» si sarebbe rivolto all'amministrazione fuori microfono «usando la parola “mafiosi”». Il sindaco Angelina Storino ha annunciato le vie legali: “È un episodio grave - ha detto - che non si può tollerare. Andrò in Procura”.

Ma già in apertura dei lavori sono andate in scena le prime scaramucce. Le mozioni presentate dal centrodestra, una sulla “sfiducia” alla presidente del Consiglio, Chiara Centonze ,e l’altra sulla richiesta di una stanza del Comune da assegnare ai gruppi consiliari (LEGGI ARTICOLO), sono state ritirate da chi le aveva proposte, ovvero il gruppo di Volontà Popolare.

Il capogruppo Lino Guido ha promesso di ripresentarle in vista del prossimo Consiglio e ha giustificato la decisione parlando di una scelta di opportunità “per dare spazio al tema della violenza sulle donne e per evitare che si attacchi politicamente una rappresentante istituzionale femminile proprio in questa circostanza”.

Diversa la chiave di lettura del sindaco e del capogruppo di maggioranza, Giorgio Manfreda, che hanno bollato quella di Guido come una “scelta lodevole ma strumentale”, dato che peraltro “non compete al Consiglio decidere sulle istanze proposte, che quindi non potevano essere discusse”.

Il clima da derby ha permeato anche il resto della discussione, finanche il punto relativo proprio alla delibera (che nonostante le polemiche è stata comunque approvata all'unanimità) in merito alle azioni per contrastare i soprusi contro le donne.“A Monteroni non si è mai parlato concretamente di questa tematica. E come medico e amministratore posso dire - ha affermato Storino - che i casi di violenza sulle donne, di qualsiasi specie, sono tanti anche in paese. Ed anche lei, ad esempio, ha usato violenza di genere negli interventi sui social e in consiglio contro la sindaca”, ha accusato il primo cittadino puntando il dito contro Guido. Secca la replica dell’ex sindaco che ha chiesto ai carabinieri di “avviare un’inchiesta”.

Nel merito del provvedimento, l’assessore Vincenzo Toma ha avanzato la proposta “di dotare il territorio due strumenti: la psicologia di base, pubblica e gratuita, da affiancare ai medici di famiglia, e la possibilità di un sostegno economico per le vittime di violenza”. L’opposizione ha invece chiesto la riattivazione della “commissione pari opportunità istituita dalla mia amministrazione e ora affossata”, ha detto Guido, che ha parlato di “un’amministrazione che è venuta in Consiglio senza una proposta concreta”. Sul tappeto anche l’eventualità - lanciata da Massimiliano Manca - di un “numero verde e di una ricognizione sulle reali possibilità di accesso allo studio della lingua italiana da parte delle donne straniere che dimorano in paese”. Per Marcello Manca (Città attiva), occorrono “interventi per contrastare la violenza diffusa, a partire da quella di genere. Come anche la violenza del potere, la violenza di chi rispetta i diritti degli altri. Serve più capacità di ascolto per fermare ogni forma di sopruso”. Sulla stessa linea l’intervento di Mariolina Pizzuto: “Quelle della maggioranza sono solo belle parole. Poi, nei fatti, il sostegno alle fasce più deboli viene meno. Come la chiusura dello Sportello Ascolto nelle scuole, che rappresentava un’importante presidio anche per prevenire l’insorgere delle violenze di genere”.

“Forse la consigliera Pizzuto non ha letto le variazioni di bilancio: le somme per il servizio di consulenza psicologica sono presenti. L’attenzione dell’amministrazione c’è e ci sarà sempre su questo tema”, ha replicato il vicesindaco e assessore ai servizi sociali, Sonia Martino, che ha poi relazionato sul programma comunale di interventi per il diritto allo studio (varato con voto unanime). 

Lo sventolio delle carte bollate si è fatto notare anche sulle variazioni di bilancio (approvate a maggioranza: 9 sì, 4 no e l’astensione del gruppo misto), soprattutto in merito all'acquisto da parte del Comune dei bidoncini della nuova differenziata che partirà a gennaio. “Manderemo la delibera alla Corte dei conti. È un danno erariale. Si trasforma un finanziamento pubblico in un sostegno ai privati”, ha accusato Guido. “Un’affermazione molto grave”, ha tagliato corto l’assessore Toma. Nel mirino quindi il finanziamento di 100mila euro per l’acquisto dei bidoni, col quale però “il Comune potrà beneficiare di servizi aggiuntivi che diversamente non avrebbe avuto”, ha rimarcato il capogruppo Manfreda, che ha poi difeso la bontà delle variazioni che “consentono, ad esempio, misure concrete dirette alle scuole come l’adeguamento alle norme antincendio”.

Inoltre, lo stesso Toma ha comunicato la “chiusura definitiva con la cancellazione dall’albo delle imprese” della famigerata società mista dei rifiuti, “la A&T spa”, che fu sciolta 14 anni fa con delibera approvata del Consiglio comunale. Un atto che rappresenta la chiusura di un capitolo che sulla scena monteronese, soprattutto nel decennio passato, ha catalizzato dibattito e polemiche.