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“Custode della speranza”. Il vescovo secondo Bergoglio nella riflessione di Semeraro

L'edizione domenicale dell'Osservatore Romano, l'organo quotidiano ufficiale della Santa Sede, rilanciato da Il Sismografo, pubblica un articolo del monteronese, mons. Marcello Semeraro.

Egli, esperto di ecclesiologia – la branca della teologia che indaga sulla vita Chiesa non tanto in quanto istituzione (pur non potendo derogare del tutto) ma soprattutto come comunione e comunità dei credenti - fin dagli anni del suo impegno accademico nella Facoltà teologica pugliese e presso l'Università lateranense, è andato a rispolverare un intervento dell'allora card. Bergoglio, quando, scelto da Giovanni Paolo II nel 2001 (erano i giorni dell'attacco alle torri gemelle) a sostituire nella relazione l'arcivescovo di New York, costretto a tornare negli States proprio a seguito degli eventi terroristici, tenne una lezione alla decima assemblea del Sinodo dei vescovi che aveva come tema generale “Il vescovo servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo”.

Don Marcello, all'epoca ancora vescovo di Oria, del Sinodo era il segretario speciale e Papa Wojtyla aveva condiviso proprio con lui la decisione di affidare all'arcivescovo di Buenos Aires il compito di tenere la relazione sinodale il 4 ottobre successivo. “Accadde così – scrive Semeraro nell'articolo apparso sull'Osservatore - che un vescovo, che sarebbe stato scelto nel conclave del 2013 'quasi alla fine del mondo', fu posto per la prima volta sotto lo sguardo di una rappresentanza dell’episcopato mondiale. Ma il 2 ottobre, mentre Bergoglio parlava, questo non era ancora noto”.

Don Marcello, si inoltra poi a sottolineare le parti salienti di quell'intervento indugiando spesso nel mettere in rilievo quei passaggi nei quali Bergoglio attingendo alle Scritture si inoltra in immagini e simbolismi. (CHI VUOLE LEGGERE INTEGRALMENTE L'ARTICOLO CLICCHI QUI).

“Chi legge questo intervento – scrive in conclusione don Marcello - nota facilmente che l’immagine-guida è quella di Dio che veglia sul grande esodo del popolo dell’alleanza. A essa Bergoglio ne unisce un’altra, ormai ben conosciuta se non altro per la riproduzione iconografica che gli è cara: è quella, 'più familiare ma ugualmente forte', di san Giuseppe che dorme. Comparando a questa missione quella del vescovo, nell’intervento del 2001 Bergoglio disse: 'È lui che veglia fino in sogno sul Bambino e sua Madre. Da questo vegliare profondo di Giuseppe nasce quel silenzioso sguardo d’insieme capace di curare il suo piccolo gregge con poveri mezzi; e germoglia anche lo sguardo vigile e astuto che riuscì a evitare tutti i pericoli che minacciavano il Bambino'. Sono accenti simili a quelli espressi nell’omelia della messa per l’inizio del ministero di successore dell’apostolo Pietro il 19 marzo 2013, dove sono riassunti nella categoria del 'custodire', anch’essa fondamentale”.